Note di Flimflam
Il direttore della fotografia, il montatore, gli operatori e la costumista sono ragazzi trentenni.
Loro sono portatori di una esperienza meno metodica e più malleabile della generazione che li precede (sono abituati a lavorare
"a progetto", sono volubili e sanno adattarsi ai diversi linguaggi e alle diverse storie, fanno cinema e tv, corti, intrattenimento...) ma sono anche forieri di un'inventiva non ancora schematizzata, di un entusiasmo non ancora intaccato dai limiti del sistema cinetelevisivo, di un'età che gli permette di assorbire esperienza e di rielaborarla con umiltà e desiderio di mettersi in gioco.
Loro sono portatori di una esperienza meno metodica e più malleabile della generazione che li precede (sono abituati a lavorare
"a progetto", sono volubili e sanno adattarsi ai diversi linguaggi e alle diverse storie, fanno cinema e tv, corti, intrattenimento...) ma sono anche forieri di un'inventiva non ancora schematizzata, di un entusiasmo non ancora intaccato dai limiti del sistema cinetelevisivo, di un'età che gli permette di assorbire esperienza e di rielaborarla con umiltà e desiderio di mettersi in gioco.
Gli scenografi e l'artista che ha realizzato le teste dei puppets (che raffigurano Giovanni Lo Porto, gli altri ostaggi rapiti, personaggi pubblici come Renzi, Obama, Padre Puglisi, etc.., teste realizzate quasi a dimensione naturale, poi scansionate e stampate in 3D) appartengono alla generazione più "matura". Si tratta di professionisti che hanno lavorato con produzioni importanti e registi come Tornatore, ma sono stati scelti soprattutto in quanto siciliani.
Questa peculiarità identitaria ha permesso un forte coinvolgimento emotivo; tutti gli artisti isolani si sono sentiti immediatamente parte di un progetto che rappresentava anche loro: una sicilianità "umana", professionale, parte di una Storia che è importante raccontare.
Questa peculiarità identitaria ha permesso un forte coinvolgimento emotivo; tutti gli artisti isolani si sono sentiti immediatamente parte di un progetto che rappresentava anche loro: una sicilianità "umana", professionale, parte di una Storia che è importante raccontare.
In queste scelte sono insiti dei rischi ma credo che chi produce un film debba essere pronto a scommettere "due volte". Deve avere il coraggio di puntare su nuove professionalità: dobbiamo far germogliare giovani alberi in un prato in cui, chi coltiva, preferisce troppo spesso "andare sul sicuro" e restare ancorato a degli schemi che non ammettono più contraddittorio.
Il film avrà delle imperfezioni ma sono ripagate dal sorriso e dall'entusiasmo di nuove professionalità che crescono.
Così come credo che la seconda scommessa di una produttrice sia la scelta di collaboratori che, non solo siano oggettivamente preparati, ma che abbiano la sensibilità giusta per il singolo progetto.
Sono certa di non essermi sottratta a quelle due scommesse.
Il film avrà delle imperfezioni ma sono ripagate dal sorriso e dall'entusiasmo di nuove professionalità che crescono.
Così come credo che la seconda scommessa di una produttrice sia la scelta di collaboratori che, non solo siano oggettivamente preparati, ma che abbiano la sensibilità giusta per il singolo progetto.
Sono certa di non essermi sottratta a quelle due scommesse.
La forza di Giovanni
La forza della storia di Giovanni meritava anche un'ulteriore scommessa nel linguaggio.
Un rispetto del suo tragico romanzo ma anche la capacità di osare come ha sempre fatto lui, nella sua vita.
E Flimflam ha osato. Ha osato scegliendo di raccontare la sua storia sapendo di non avere nessun materiale che lo riguardasse... eppure Giovanni c'è. Ha osato scegliendo di iniziare a girare senza un committente e senza fondi, per l'urgenza di diffondere la storia di Giovanni, del suo coraggio, dell'abbandono e dell'ingiustizia subìti.
Per far conoscere la sua forza, dedicando tempo e denaro ad un progetto che parla di un eroe tragico nel senso più "classico" del
termine. Ha osato perché ha rincorso personaggi pubblici adattandosi alla loro disponibilità, con la valigia sempre pronta e l'attrezzatura già in spalla.
Ha osato scegliendo di mostrare gli avvenimenti salienti della vita di Giovanni Lo Porto attraverso una ricostruzione fatta di pupazzi di legno e resina, palazzi e appartamenti dipinti su compensato, foglie secche e cartacce sul pavimento finto di una finta piazza palermitana.
Un rispetto del suo tragico romanzo ma anche la capacità di osare come ha sempre fatto lui, nella sua vita.
E Flimflam ha osato. Ha osato scegliendo di raccontare la sua storia sapendo di non avere nessun materiale che lo riguardasse... eppure Giovanni c'è. Ha osato scegliendo di iniziare a girare senza un committente e senza fondi, per l'urgenza di diffondere la storia di Giovanni, del suo coraggio, dell'abbandono e dell'ingiustizia subìti.
Per far conoscere la sua forza, dedicando tempo e denaro ad un progetto che parla di un eroe tragico nel senso più "classico" del
termine. Ha osato perché ha rincorso personaggi pubblici adattandosi alla loro disponibilità, con la valigia sempre pronta e l'attrezzatura già in spalla.
Ha osato scegliendo di mostrare gli avvenimenti salienti della vita di Giovanni Lo Porto attraverso una ricostruzione fatta di pupazzi di legno e resina, palazzi e appartamenti dipinti su compensato, foglie secche e cartacce sul pavimento finto di una finta piazza palermitana.
Manuela Pincitore